UMANITA’ SONNAMBULA

27 novembre 2002

Salute a voi, amati figli.

Silenzio assai lungo, a vostro dire, ma assolutamente necessario, affinché poteste, in verità, dare inizio a una comprensione non teorica, ma vera di ciò che vi è stato trasmesso, di ciò che abbiamo condiviso, a lungo verbalmente, ma scarsamente esperito.

Vi abbiamo molto amati, in questo tempo di silenzio, poiché nel vedere talvolta le vostre inquietudini, talora i vostri timori, talora i vostri errori, talora le vostre illusioni credute vere, talora i vostri lemuri alimentati da pensieri e comportamenti, avremmo voluto intervenire con Amore, il medesimo Amore che spinge il fratello maggiore a essere consigliere del fratello minore, ma non ci è stato concesso, poiché solo l’esperienza consapevole educa.

Amati figli, apprendete sempre più ad essere memori dell’attributo che s’accompagna ad esperienza, poiché gli umani del vostro attuale tempo e spazio sono assai avvezzi a sperimentare, a sperimentare pure in eccesso, ma senza alcuna consapevolezza, difatti spesso si distruggono, proprio per l’assenza di tale attributo.  Indi, non è l’esperire che, in verità, è utile, ma la modalità con cui si fa esperienza, difatti, taluni, hanno necessità di fare ripetute esperienze per comprendere una verità inscritta in sé, ad un altro ne è sufficiente una soltanto.

La consapevolezza di cui vi dico, amati figli, necessita di presenza, d’esser presente a se stessi e assai di frequente gli umani sono dormienti e, quando non sono tali, sono sonnambuli.

L’umanità, figlioli amati, è afflitta da molte piaghe, ma quella che la sta consumando, a ogni sorgere del sole, mentre rincorre ingannevoli illusioni e valori terreni,  è l’essere dormiente, non presente, in verità a se stessa.

Questo è il tempo di una umanità costituita da umani sonnambuli, i quali respirano, hanno il battito del cuore, si muovono, parlano pure, e parlano assai d’Amore, ma sono affetti da sonnambulismo.

Come frequentemente v’ho invitati a fare, riflettete sul significato inscritto nel termine.

Il sonnambulo è colui che ambula nel sonno: proprio gli umani, che ambulano nel sonno, spesso, compiendo pure atti complessi e gravi senza svegliarsi.

Ordunque, destatevi, figlioli.  Questo  è stato il mio ripetuto e, or ora, rinnovato invito.

Ho taciuto, affinché poteste sperimentare il compreso e viveste le conseguenze  e le responsabilità delle scelte attuate, poiché solo tale modalità rende esseri consapevoli.

In taluni momenti, avete agito con la coerenza nel cuore, tal altre volte con la coerenza nei pensieri e altre volte ancora con la coerenza solo sulle labbra, ma il percorso è ancora lungo, molto lungo, quanto un respiro dell’Universo, quindi non temete, la distillazione raggiungerà il suo compimento, come vi dissi.

Figlioli amati, s’approssima il tempo in cui gioverebbe che l’Antro tornasse a riunirsi fisicamente: non è propriamente ancora questo il tempo, perché avete ancora qualche lemure che disturba la vera comprensione di taluni aspetti di utilità comune, di cui liberarvi.  E quelli che ancora rimarranno ad aleggiarvi attorno verranno illuminati e indi dissolti da ciò che emergerà quando torneremo a condividere e tornerete, in verità, a condividere.

Seppure nel silenzio, sono stato con ognuno di voi e ognuno mi ha percepito secondo la propria modalità: nel sogno, nell’intuizione, negli incontri, nei timori.  Sì, figlioli, non vi paia strano e anomalo, ma noi ci manifestiamo pure attraverso la paura, quando è necessario, poiché gli umani hanno demonizzato la paura, perché in fondo temono d’essere vulnerabili e anelando il trono del demiurgo la rifuggono e anzi la sopprimono pure talvolta con le cure, ma spesso dietro la paura si cela il battito d’ali protettivo d’un angelo, che utilizza quel mezzo per esser d’ausilio, cercando d’evitare al suo fratello terreno una sicura e prossima sofferenza.

La paura è un sentimento da comprendere, non da rifuggire, né da negare o rifiutare, poiché è il frutto di una pianta da conoscere.

Ma, bisogna, attuare una differenza assai importante, poiché esiste la paura del cuore dietro la quale si cela il Cielo e la paura della mente che è mera e limitante illusione.

La paura che giunge dal cuore è il frutto di una pianta assai preziosa: è il sussurrar d’Amore del Padre al figlio, che l’invita a non avventurarsi colà ove l’attende certa sofferenza.  Indi, è l’atto protettivo di chi già sa che sarebbe meglio non avventurarsi in quel bosco, poiché le insidie son molteplici, e lo attendono per ferirlo.  Ma se il figlio decide d’addentrarsi e di misurarsi con la paura, credendo che con la paura sia la prova e non con le insidie celate nel  bosco, il Padre lo segue a distanza, non rimane affatto fuori dal bosco e quando il figliolo ferito piange e dice a se stesso d’essere stato sciocco e sprovveduto e avventato e presuntuoso ad addentrarsi in quel bosco, il Padre gli si accosta e lo consola.  Se avesse accolto quel consiglio velato di paura, si sarebbe risparmiato qualche ferita, ma comunque, ha appreso, ha appreso, speriamo che rammenti.  Il Padre infatti non redarguisce il suo figliolo perché non gli ha prestato ascolto, come sono avvezzi a fare i genitori terreni, ma confida che il figliolo rammenti e non si costringa a un’altra simile sofferenza.

E poi, c’è la temibile e limitante paura della mente, che non è un sussurro, ma un urlo, ed è solo da ciò che differisce l’una dall’altra.  Se avete una anomala sensazione di paura, che è simile a disagio, a inquietudine, assai di frequente è suggerimento, invito non condizionante a non intraprendere un percorso che garantisce sofferenza e che per risparmio e dono d’Amore il Cielo vorrebbe non farvi vivere, se invece è timore che ossessiona, che condiziona l’artefice ne è la mente e con essa è necessario che vi misuriate, poiché vi attenderà ogni volta che sarete soli, in una strada buia, come talvolta è l’esistere umano.

Figlioli amati, ancora molto debbo dirvi, ma presto farò ritorno.

Or ora, è tempo che Mi accomiati.

Che la Luce sia con voi.