DEL CUORE UMANO E DEL CUORE DIVINO

14 gennaio 2003

Fratelli amati, voi siete i nostri fratelli terreni che hanno scelto di sperimentare, di esperire nella dimensione della materia che ha in sé molteplici aspetti, taluni palesi, tal altri invece assai celati.
Ho taciuto seppur la stanchezza in questa mia venuta si senta, la percepisco; ho taciuto e sono giunto solo or ora poiché come in altre occasioni è di già accaduto, era necessario che trascorreste tempo insieme affinché poteste intimamente condividere e poteste vivere quella dimensione di cui avete detto e dibattuto: la comunione.
Ordunque figlioli v’è molto da dire, molto avete già detto, ma vi sono taluni aspetti sui quali devo invitarvi a riflettere.
Attenzione al dire poiché riflettere non vuole dire presso di noi pensare ma tornare a flettere, indi su che cosa dovete tornare a flettere.
In talune vostre affermazioni vi è rigidità che non conduce alla soluzione, è necessario flettere, nella flessione si colgono aspetti che stanno da ambo le parti, è proprio nel flettere che si trova l’equilibrio.
Vi dissi, e vi ribadisco che mai il nostro relazionarci con voi sarebbe stato e né sarà meramente teorico, poiché a ciò provvedono le scuole, le chiese, i libri, la cultura; tutto ciò che gli umani, con estrema cura e con estrema minuzia, codificano.
Ebbene, figlioli amati, a che vi sarebbe servita la teoria? Ad essere più eruditi e a mostrare e a ostentare ciò che avevate acquisito.
Non è mio compito rendervi eruditi, non è mio compito trasmettere antiche conoscenze affinché le possiate preservare, affinché possiate essere in grado di distinguervi da coloro che non le posseggono.
Mio compito è essere educatore di libertà e indi esservi d’ausilio nella distillazione, indi ciò che avete appreso è meramente parziale rispetto a ciò che state vivendo.
La fatica in taluni momenti si è fatta presente e ancora si farà sentire, poiché lo sperimentare è di certo impegnativo, così come il confrontarsi e il misurarsi con la materia nella quale avete scelto di dimorare.
Ordunque figlioli, il tempo delle prove non è di certo giunto a termine, rammentate quante volte vi siete confrontati, quante volte avete discusso per cercare di comprendere cosa significasse un termine, come si inserissero taluni aspetti in tal altri.
Ebbene figlioli, piacevoli momenti, momenti di erudita comprensione ma non comprensione come noi intendiamo, poiché la vera comprensione si è attivata nel momento in cui avete iniziato a misurarvi, avete iniziato la distillazione e poi di certo si può fare riferimento all’alchimia, alle esoteriche conoscenze, ma in verità, figlioli amati, la vera distillazione è ciò che vivete, è ciò che state vivendo, è il fuoco che scalda, che scalda fino a correre il rischio di bruciare, è ciò che ciascuno di voi ha dinanzi, ha accanto, ha dietro, ha sopra; siete immersi figlioli e per ciascuno di voi in modi differenti ha avuto inizio come termine di combustione.
Ordunque, io non posso che invitarvi ad essere cauti perché la combustione è assolutamente necessaria per favorire la distillazione, ma accorti, accorti che il fuoco non bruci.
Ogni essere va incontro solo a ciò che riconosce in sintonia con ciò che è inscritto in sé. Intimamente nessun essere farebbe ciò che è dissonante con la propria natura. Quando, e spesso accade, ciò si verifica non è perché vi sia un cambiamento del sentire, ma è la necessaria scelta dell’essere che preferisce percorrere un sentiero dissimile da ciò che è inscritto poiché riconosce valore ad altre priorità. Indi figlioli, voi andate incontro a ciò che in voi è inscritto, poiché ciò che per ognuno di voi è importante, ciò che per ognuno di voi è fonte di intima realizzazione non lo è per un altro che può percorrere il vostro medesimo percorso, ma per poi abbandonarlo non riconoscendolo ad esso simile, oppure negando se stesso.
Ordunque figlioli amati: diciamo del vostro cuore. Ciò che simbolicamente avete associato al cuore è ben diverso da ciò che noi intendiamo con Cuore, poiché il Cuore non è sede delle emozioni e non è neppure sede dei sentimenti così come voi intimamente credete, poiché questi possono variare, possono modificarsi, così come sorgono possono estinguersi.
In verità il Cuore ha il medesimo significato presso la nostra dimensione che aveva nella cultura e nella dimensione a cui abbiamo fatto frequentemente riferimento e che ancora è assai presente in talune visioni. Ossia figlioli amati, quando gli abitanti della terra rossa parlavano di cuore il riferimento era al sentire dell’anima, al sentire profondo che collegava l’essere al Grande Essere, era l’espressione propriamente del divino nell’individuo che aveva in tal modo il contatto costante con il Cielo.
Ebbene, figlioli amati, è assai difficile discernere nella vostra dimensione il sentire del cuore dal sentire intimo del Cuore divino poiché nel vostro cuore dimorano assai di frequente le emozioni, i sentimenti e tutto ciò che confonde.
Noi soffriamo quando voi soffrite, noi gioiamo quando voi gioite, ma ci avete forse sentiti piangere o forse sentiti ridere, seppure talvolta l’avreste meritato per le vostre anomale reazioni.
Ebbene figlioli non è dal sorridere, non è dal piangere che traspare ciò che nel Cuore dimora, poiché il Cuore non ha bisogno di variazioni di emozioni e sentimenti, poiché nel Cuore dimora ciò che è eterno e l’eterno non necessita di attributi: è eterno, è, semplicemente è.
Indi il Cuore tutto sa e tutto comprende, ma nel momento in cui vi incarnate non potete dare pieno ascolto al Cuore poiché altrimenti non avrebbe senso l’incarnazione. Esso ha l’intima e totale ed eterna conoscenza, indi l’incarnazione si rileverebbe assolutamente, o meglio si svelerebbe assolutamente inutile, si rivelerebbe poiché sarebbe un rinnovare ciò che è di già presente e si toglierebbe il velo, indi si svelerebbe inutile.
Il Cuore è espressione di Dio, non ha bisogno di sperimentare. Indi se è a questo Cuore che fate riferimento, io vi dico il vostro non è sentir di Cuore.
Sono i sentimenti e le emozioni a suggerire l’impeto e l’impazienza, il sentire dell’anima non può avere ne impeto ne impazienza poiché non conosce il tempo, ciò a cui mira è il ricongiungimento col Padre. Indi il cuore terreno altro non anela che al ricongiungersi col Cuore che intimamente è espressione del Padre. In ciò il percorso può essere di ausilio o di ritardo.
Figlioli, una sofferenza accomuna tutti: la nostalgia, la intima nostalgia del Cielo. Tutti quanti vi accomuna e spesso vi create modelli assai ardui di riferimento.
I modelli figlioli, i modelli, che guaio nel percorso umano, poiché dovete riuscire a destarvi profondamente dal sonno in cui talora cadete, gli umani malauguratamente hanno questa insana abitudine di paragonare e il paragone sempre provoca sofferenza, poiché il paragonare con un modello che dimora in voi è sempre assai difficile da raggiungere poiché è immateriale e ciò che è limitato come la materia è sempre perdente rispetto all’immateriale.
Il mio silenzio è stato necessario e talora ancora si presenterà, ma il tempo della parola è nuovamente giunto. Il tempo per dare nuove risposte è ormai prossimo, indi non temete, il vostro fratello, il vostro amico, il vostro compagno, a lungo silenzioso ma sempre presente è tornato ad essere presente pure in parola.
È tempo che io mi accomiati ed è un accomiatarsi che si unisce al nostro messaggio intimo e profondo di comunione con voi. Presto verrà il tempo di condividere ancora.
Andate figlioli con l’amore che abbiamo condiviso e che vi sia d’ausilio per la comprensione.
Che la luce sia con voi.