SULLA COSMICA SOLITUDINE

9 maggio 2002

Figlioli amati, i miei silenzi si sono fatti sempre più lunghi e, col trascorrere del tempo, in taluni momenti, lo diverranno ancor di più, poiché io non debbo, col mio dire, fare di voi degli eruditi, ma degli esseri liberi e consapevoli della propria esistenza terrena e della propria discendenza divina.

Sempre l’uomo tende nei momenti di difficoltà maggiore ad attendersi dal Cielo suggerimenti o ancor più risoluzione al dilemma che l’affligge, ma se a tale sollecitazione il Cielo desse risposta, così com’è attesa e con la celerità con la quale è attesa, si genererebbe una terribile, spietata e involutiva cattività.

Per la necessità d’essere guidati e protetti gli uomini si sono inventati le divinità, d’ogni tipo, divenendone schiavi; per Amore, per Amore del Vero e della Libertà, Dio ha emanato l’uomo volendolo privo di catene e creatore.  Questa, figlioli, è la profonda differenza tra le divinità create dall’uomo e l’uomo emanato da EA. 

La differenza vera tra l’una e l’altra visione, figlioli, non sta nel credere nella molteplicità delle divinità o nell’unicità del Dio Padre, poiché non è così importante, come v’hanno lasciato intendere, bensì sta nella condizione di cattività o di libertà  in cui versa l’uomo. 

Gli umani hanno fatto ricorso alle divinità  per paura e per necessità: ad ognuna attribuivano un ruolo, ma in verità, nel cuore umano v’è sempre stato Dio Padre. Indi, non esiste problema: che l’uomo adori molte divinità o si rivolga al Dio unico è solo espressione della sua condizione, non del suo credo.

Di certo, si può essere schiavi e dipendenti pure dal Dio unico, ma affinché ciò non accada provvede il Cielo non appagando le richieste non dettate dal cuore, e indi, così favorendo la ribellione, l’allontanamento, la critica che il tempo e l’esperienza trasformano in comprensione, in avvicinamento e in accoglienza.

Talvolta, credete che il Padre sia sordo e cieco; altre volte, un vecchio privo di memoria; altre volte ancora, addirittura, crudele, ma in verità, Egli è sempre misericordioso, soltanto, che non avete la capacità di comprendere ciò che è al di là del visibile e del tempo, indi, le vostre interpretazioni sono sempre corpi mutilati, resi infermi dalla coscienza inserita nel tempo e nello spazio terreni.

In verità, tutti i Cieli sono con voi, sempre e ovunque, ma ne udite poco e malamente la presenza, perché siete assorti e separati: assai di frequente, avete l’attenzione fissa sui vostri pensieri e sulle vostre convinzioni e non cogliete globalmente e intimamente ciò che vivete.

Gli umani, da sempre, quando il cammino si fa impervio, amano rivolgersi con fare serio, oppure ludico al dire di voci che giungono dai Cieli o che essi sono convinti giungano dai Cieli, per possedere maggiore conoscenza rispetto ai propri fratelli e alle proprie sorelle, ma sin dall’esordio del nostro percorso educativo, vi dissi che non avremmo fatto della teoria, indi che non vi avrei detto ciò che ha da farsi e ciò che non ha da farsi, ma che la nostra sarebbe stata educazione alla via della pratica, indi, non si sarebbe costituita né una scuola di pensiero, né una chiesa con un culto rigido e discriminante verso le altre, né una religione detentrice di verità; indi, non attendetevi da me parole che potrebbero intervenire sui vostri personali percorsi.

Io posso offrirvi una lettura più ampia di ciò che vivete o di ciò che v’attende, poiché sono un fratello meno miope di voi; posso indi, dirvi della via, che v’appartiene come esperienza, di taluni insoluti che su di voi gravano, rendendovi menomati nella comprensione, ma non di come percorrere la via, perché ciò è inscritto nella vostra incarnazione.

Pratica, pratica, ordunque, figlioli.

Bel sollazzo, fare i teorici detentori di arcane conoscenze esoteriche!  Ben diverso, il viverle, rammentando che proprio dietro i frammenti di Conoscenza, celati dai simbolismi, vi sono le chiavi per accedere alle vostre porte interiori, come pure i guardiani da superare, i fantasmi da esorcizzare e i lemuri di cui liberarsi.

L’esistenza, figlioli amati, è il risultato delle esperienze e non delle teorie, ordunque,  il mio compito è d’educarvi alla Libertà e alla Consapevolezza, nel percorso che è l’esistere nella dimensione che vi ospita.

Or ora, amati figli, sto svolgendo il mio compito, proprio come accadeva quando vi trasmettevo i frammenti di Conoscenza che non rappresentavano l’accesso alla dimora celeste che è in voi, ma piuttosto al cortile adiacente, poiché le vere conoscenze non si trasmettono, ma si vivono in sé.

Or ora, sto svolgendo il mio compito  in uno stato di amorevole silenzio, perché è di  ciò che abbisognate.

Vi turba, vi spaventa, v’inquieta il silenzio, perché attiva in voi l’antico vissuto di separazione, indi, di cosmica solitudine.

Quanto temete la solitudine, amati figli!  Eppure come di già vi dissi, i momenti più significativi dell’esistenza: la venuta al mondo e la dipartita dal mondo sono segnati dalla solitudine profonda e necessaria, poiché i motivi che vi hanno spinti  a camminare nella storia e la conclusione di tale percorso con i risolti e gli irrisolti appartengono a ciascuno di voi, indi, ciascuno ha la sua nascita, la sua storia, la sua morte e, indi, la sua solitudine.

Solo chi conosce appieno la solitudine, potrà affermare di conoscere e vivere appieno la comunione.

Chi teme la solitudine, teme se stesso e indi Dio, perché teme l’abbandono e l’abbandonarsi.

Chi apprende ad amare la solitudine, a non giudicarla, a non rinnegarla, a non camuffarla, a non temerla si dispone alla vera comunione libera da aspettative.

Liberatevi, ordunque, dalle aspettative!

Quando ne sarete liberi, il vostro ego inizierà a morire e, quando il vostro ego ordinatore, manipolatore sarà morto, sarete liberi e meno soli.

Il vissuto di solitudine è memorizzato nell’ego accentratore: rammentatelo.  Alla sua morte, corrisponde la vostra libertà.

Non abbiate aspettative e se le avete accogliete le occasioni offertevi per liberarvi, non rifuggitele.

Le aspettative, tutte, conducono con sé sicura infelicità sempre, perché sono generate dal Lucifero che in voi dimora, il quale le plasma per fare di voi dei delusi e, indi, disporre il cuore al risentimento, alla tristezza, alla rabbia, all’invidia, all’attaccamento, all’illusione, all’inganno, al livore, all’asprezza.

Avere aspettative, figlioli, vi rende fragili, vulnerabili e violabili, invece i figli del Padre sono esseri inviolabili.

Il Maestro Joshua Emmanuel giunse nella dimensione terrena senza l’aspettativa d’essere amato e compreso, ma amò e comprese, sino al suo ultimo atto storico.

Superate questo limitante scoglio d’avere necessità d’essere amati e compresi. Fate come v’è stato mostrato: umilmente amate e comprendete, sarete amati e compresi, seppure la via che conduce da un lido a un altro vi porti dolore, sofferenza, abbandono, incomprensione, giudizio, ingiuria, ma poi vedrete giungeranno comprensione e Amore.

Figlioli, rammentate, che assai di frequente quando non vi sentite amati incompresi dovete misurarvi, innanzitutto, con un nemico che dimora dentro di voi, dovete superare la paura del fallimento che prende vigore, dovete riuscire a opporvi, comprendendoli, alla forza distruttrice dei fantasmi che popolano la vostra mente, nel momento in cui decidete  di misuravi con le prove che vi si pongono dinanzi.

Non giudicatevi, ma siate accorti esaminatori di voi stessi, affinché vi sia possibile comprendere i vostri limiti e i vostri impedimenti, come pure i vostri talenti.

Abbiate il coraggio di mettere in dubbio le vostre apparenti sicurezze e vincete le vostre paure, i vostri timori, le vostre convinzioni, senza farvi violenza, ma apprendete a individuare le vostre debolezze ed educatele, non negatele, affinché vi sia possibile uscire vittoriosi dalla battaglia intrapresa, poiché, con la consapevolezza acquisita, la battaglia non sarà più tale.  Fate di ogni crisi profonda che incontrerete lungo il cammino un passo evolutivo profondo quanto le ferite che vi avrà lasciato lo scontro iniziale.

Non rimanete impietriti dinanzi a ciò che v’incute timore o sconvolge le vostre false sicurezze, i vostri fittizi valori, i vostri poco veritieri credi, e non cadete neppure in preda ai sentimentalismi e alle regole che vi siete imposti e vi siete lasciati imporre, per comportarvi secondo il bene, respingendo il male.  Quale bene e quale male, poi?

Apprendete a non essere inerti dinanzi all’esistenza: vivete, vivetela appieno, poich’essa vi solleciterà, talvolta, pure duramente e dolorosamente, se tenterete la via del sonno, perché il destarvi vi spaventa.  Sarà essa a destarvi e a mostrarvi ciò che è falso nelle vostre vite: non fingete di vivere, non teorizzate la vita, poiché l’illusione non resiste al Vero, quando s’incontra il Vero sul cammino. 

Accorti, l’inerzia vi garantisce iniziale tranquillità,  nel tempo sofferenza, ma l’eccessiva  veemenza rispetto a un evento, a una scelta o a un cambiamento può condurvi a farvelo piombare addosso, come un macigno, pesante quanto la vostra impazienza.

Accorti, figlioli, la vostra forza deve essere indirizzata, mirata, misurata, quando la crisi del cambiamento bussa alla porta, perché altrimenti diviene distruttiva.  Non dormite, ordunque, ma non siate neppure impazienti, poiché ambedue le condizioni distruggono.

Quando vi dovete misurare con una prova, in verità, assai importante per il vostro esistere, non dovete trascurare un altro significativo aspetto: tale prova rischia di divenire la vostra idea fissa, il vostro assillo e, nel farla divenire ciò, finite per dare forza a un lemure.

I lemuri, non lo scordate, si nutrono delle emanazioni emotive dell’essere umano e, indi, stimolano in continuazione la raffigurazione mentale di quella situazione.

Per ottenere questo scopo, i lemuri  innescano un comportamento che è il continuo riproporsi dell’evento e, a quel tipo di stimoli, l’uomo reagisce con l’insistente rivangare e reiterare il detto e ridetto.

Si assiste a una distruttiva maleducazione in cui l’essere umano viene stimolato a provare le emozioni, soprattutto, paura e timore provocati dal costante riproporsi di un’idea  che col trascorrere del tempo diviene fissa e v’imprigiona, irrimediabilmente, vi imprigiona.

In quel momento anche i raggi del sole sono distorti: non illuminano e non scaldano.

Leggete in voi, figlioli, ciò che state vivendo e ciò che non state vivendo, poiché, assai di frequente, siete in balia dei più potenti carcerieri: l’illusione, l’inganno, la presunzione, l’egotismo e posseduti dal potente lemure della paura, che quando figlia genera la scarsa umiltà che, spesso, non è discendente dalla presunzione, ma proprio dalla paura.

E’ tempo che mi accomiati.

Che la luce sia con voi.